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(A cura del Comune - URP)

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          L'anno 1213 fu per S. Francesco l'anno prodigiosamente apostolico. In quell'anno, infatti, il Poverello di Assisi percorse tutta l'Umbria per largo e per lungo, dovunque annunciando la pace e il perdono, operando prodigi, fondando nuovi conventi e facendo nuovi proseliti.  A Narni vi si reco' poiche' chiamato dal vescovo Ugolino, il quale resse questa citta' dal 1208 al 1220. La predicazione di S. Francesco a Narni duro' vari giorni e fu accompagnata da due miracoli. A tali prodigi la devozione del vescovo e del popolo verso il Serafico Patriarca si accrebbe talmente, che lo pregarono affinche' anche nella loro terra avesse una sua dimora. Il Santo allora, volendo appagare il desiderio dei buoni narnesi, si ritiro' nella parte più solitaria della citta' e li'  eresse un piccolo convento per se' e per i suoi frati.  Tale struttura rimase in piedi per circa duecento anni, e pare che sorgesse dove oggi si trova la Chiesa di San Francesco, bel monumento del secolo XIV.  Ma anche l'edificio quattrocentesco dovette pagare il suo tributo al brutto gusto dei secoli  XVII  e  XVIII, i quali con la scusa di restaurare ed ornare, altro non fecero che guastare o deturpare tante bellissime opere di arte. Oggi infatti, se alla Chiesa di S. Francesco togli la magnifica facciata e l'elegantissima porta d'ingresso, tutto il rimanente non e' che un'ibrida testimonianza di quei secoli di decadenza.  Nell'interno della Chiesa, sopra ogni altra cosa merita considerazione la cappella di S. Francesco. Oltre l'eleganza dello stile gotico, che ancora vi si ammira, ha pure dei pregevoli affreschi rappresentanti i vari miracoli che il Santo opero' a Narni, ed altri fatti principali della sua vita.  Le pitture, decisamente rovinate per l'umidità del luogo e per i ritocchi fatti da mano inesperta, ricordano, secondo alcuni, il fare del Benozzo, e, secondo altri, quello del Mezastris.
          In fondo ad una catena di colli boscosi e fruttiferi sorge il monte S. Pancrazio (m. 1026), sul cui fianco nordico e' adagiato, come nido di aquila, il Convento dello Speco, uno dei più insigni santuari francescani.
          Secondo alcuni scrittori il Serafico Padre si reco' la prima volta allo Speco nell'anno 1213, trovandovi unicamente un'orrida spelonca, abitazione forse di animali feroci o di ladroni.
          La scelse come sua dimora e accanto vi fece un piccolo oratorio per elevarsi a Dio nelle piu' alte contemplazioni.
          Nell'interno dell'attuale convento, costruito prima da S. Bernardino da Siena ed ampliato in seguito dai suoi seguaci, oltre l'antichissima Cappella di S. Silvestro, con buoni ma sciupati affreschi del sec. XIV, e il Refettorio di San Bemardino, attira la nostra attenzione la bocca di un pozzo, circondata da un rozzo tavolato, sopra la quale si legge un'iscrizione che ricorda il seguente fatto.
          "Una volta essendo Francesco gravemente infermo, era presso il deserto di santo Urbano, e sentendo che la natura gli venia meno, si dimando' per bere un poco di vino, di che fu cerco per esso e non se ne trovo'; disse: Recatemi dell'acqua; e essendoli portata innanzi, e' vi fece il segno della santa croce e incontanente divenne ottimo vino, e come n'ebbe bevuto, fu fatto libero da quella infermità,..".
          Nell'attigua celletta poi e' tuttora conservato il povero lettuccio di rozze tavole, sul quale il Patriarca Serafico piu' volte riposo' le stanche membra, affrante dai dolori e dalle fatiche dell'apostolato; ed e' fama che qui giacesse infermo, quando, esausto di fore, domando' ai frati un poco di vino, per rinfrancare alquanto frate asinello del suo corpo.   Un'alta volta, le sofferenze corporali e la solitudine fecero scendere in San Francesco, in questo medesimo luogo, tanta amarezza e malinconia che si rivolse al cielo per avere un po' di sollievo da Dio, non potendolo trovare dagli orrori del luogo.
          Cosi' il Signore, mosso dalle preghiere del suo servo fedele, mando' un angelo dal paradiso che, fermatosi sulla colonna che sta davanti alla celletta, modulo' sulla sua viola delle melodie celesti tali da addolcire in un istante tutte le amarezze del poeta serafico. A pochi passi da Santuario e' anche possibile vedere il Castagno di San Francesco e due devote Cappelline, nelle quali e' noto che vi abbiano dimorato Sant' Antonio di Padova e San Bernardino da Siena.

 

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