La storia
Il territorio di Sant'Agata
Feltria, di confine fra Marche e Romagna, è posto fra le valli dei fiumi
Savio e Marecchia. E' uno dei centri più caratteristici del Montefeltro e
offre piacevoli itinerari culturali e naturalistici di notevole interesse.
Le origini di Sant'Agata Feltri risalgono al
periodo Pre-Romano quando in questi luoghi si insediarono tribù umbre.
Essendo un popolo di agricoltori, di pastori e di cacciatori, era possibile
una loro stabilizzazione nelle foreste che coprivano il massiccio
Appenninico.
E' nel VII secolo Avanti Cristo che si parla di
una tribù Sapinia, costituita da popoli Sarsinati e Solonati. Questi popoli
formavano municipalità separate, fra le quali celebri le città di Solonia e
di Sarsina. Nel territorio Solonate era compreso quello che ora costituisce
il territorio del Comune di Sant'Agata Feltria. Nelle invasioni dei Goti,
Solona fu distrutta completamente. Verso il Seicento D.C., in seguito ad una frana ,
dal Monte Ercole sovrastante Sant'Agata Feltria, si staccò una roccia
arenaria, sulla quale ai primordi dell'VIII secolo, sorse una chiesa
dedicata a Sant’Agata. Ai piedi della roccia, venne a costruirsi man mano,
un agglomerato di case, che in principio ebbe il nome di Pietra Arenaria,
poi quello di Sant'Agata Feltria. Secondo una leggenda, la Chiesa fu costruita in
ricordo di Sant’Agata, la quale insieme a San Leone e San Marino, risaliva
un giorno la valle del Marecchia in cerca di luoghi solitari, ove
stabilirsi.
Senonchè sia per amore di quiete, sia per sfuggire alle tentazioni carnali,
a un certo momento si separarono. Così San Marino salì sul Monte Titano, San
Leone sul Monte Feltro e Sant’Agata sul Monte di Perticara. Ma anche dalle
vette di questi monti i Santi erano attratti a scambiarsi dei saluti e
allora Sant’Agata scese ad abitare negli anfratti di una roccia detta “Sasso
del lupo”.
Vecchie memorie dicono, invece, che il paese di Sant'Agata sia stato fondato dai Goti, dopo aver distrutto un castello nelle
vicinanze. Sulla fine dell' 800, per investitura ecclesiastica, tutto il territorio
santagatese venne signoreggiato dai Cavalca Conti di Bertinoro, i quali
mantennero il feudo di Sant'Agata Feltria per quasi due secoli.
Nel 1177, morto il Conte Cavalca, senza aver
lasciato figli, il Rettorato di Sant'Agata Feltria che comprendeva molti
castelli e varie località, fu dato dall'Imperatore Barbarossa ad Antonio
Feltrio Conte di Montecopiolo. Ma tale cessione fu contrastata dalla Santa
Sede.
Nel 1296 era Signore di Sant'Agata Feltria Guido
Tiberti di Petrella, da questi passò ai Faggiolani, poi nel 1334 ai Tarlati
d'Arezzo, che nel 1335 furono scacciati da Uguccione della Faggiola (di
dantesca memoria) a cui fu tolta dal Cardinale Egidio Albornoz.
Nel 1430 Sant'Agata Feltria venne data in Vicariato ai Malatesta, che la
tennero sino al 1463, quando Federico da Montefeltro riconquisterà per la
Santa Sede la Rocca di Sant'Agata Feltria ed i Castelli dell'Alto
Montefeltro.
Così Federico fu nominato Duca e Gonfaloniere
della Santa Sede, facendo innalzare le sue insegne e immurare il suo stemma
nelle Rocche e nei Castelli di suo dominio. Da questa famiglia venne
infeudata ai Fregoso di Genova che la tennero ininterrottamente fino al
1660. Nel Governo si susseguirono: Ottaviano I Fregoso Federico, Aurelio
I, Ottaviano II, Orazio e Aurelio II. Il Feudo tornò alla Santa Sede che lo passò sotto
la giurisdizione della legazione di Urbino. Nell'età napoleonica fu capitale del dipartimento
del Rubicone. Nel Risorgimento, dopo aver liberato gran parte delle Marche e
della Romagna, proprio a Sant'Agata Feltria si sciolsero i Cacciatori del
Montefeltro, depositando le armi nel "Teatro Angelo Mariani". |
I Monumenti
Rocca Fregoso
Pietra Anellaria è uno
degli antichi nomi di Sant'Agata Feltria, e per la precisione, indicava il
gruppo di case costruite sul blocco di pietra arenaria (da cui anellaria) e
distinte dal borgo vero e proprio. Il luogo era anche detto "Sasso del
Lupo". E' l'attuale Rocca Fregoso, che ancor oggi domina Sant'Agata Feltria
e ne è il monumento che la distingue.
Nel luogo detto "Sasso del Lupo" e "Pietra Anellaria", i Cavalca Conti di Bertinoro, costruirono una Rocca attorno
all'anno mille. Il piccolo borgo, per la sua posizione di confine, acquista
importanza strategica, diventando assieme alle Rocche di San Leo e Maiolo,
la punta più avanzata del sistema difensivo settentrionale del futuro Ducato
di Urbino. Ma è con l'avvento al Soglio Urbinate dei
Montefeltro, che la Rocca primitiva, subisce le prime radicali
trasformazioni. Nell'opera di restaurazione, Federico da Montefeltro, si
servì dell'Architetto militare senese Francesco di Giorgio Martini (1474),
per rimodernare le Rocche di suo dominio, fra le quali, la struttura
fortificata di Sant'Agata Feltria, che trasformò da baluardo bellico, a
dimora principesca, per la figlia Gentile Feltria, che fu data in sposa al
nobile Agostino Fregoso, fuoriuscito da Genova e rifugiatosi dai Montefeltro
in Urbino.
Con l'avvento dei Fregoso, la Rocca venne
gradualmente ampliata e abbellita con opere d'arte, come i bei soffitti a
cassettoni del primo piano, i monumentali camini rinascimentali, la Cappella
esagonale con affreschi cinquecenteschi, che decorano la parete di fondo, le
cinque lunette e gli spicchi nel soffitto. Il secondo piano della Rocca era
destinato all'abitazione del Castellano e in seguito al Comandante della
Guarnigione. Il salone è aperto da un grandioso portale in pietra, con fasce
degradanti verso l'interno. |
Il Paese del Natale
A dicembre Sant’Agata
Feltria si trasforma grazie all’arrivo di babbo Natale e le sue vere Renne,
mercatini natalizi, menù dell’avvento e spettacoli.
Se siete alla ricerca di
una suggestiva atmosfera natalizia allora Sant’Agata Feltria, nel cuore del
Montefeltro nell’alto pesarese, è la vostra meta ideale. Nei giorni 2, 8, 9
e 16 dicembre 2007, lungo le vie e piazze di questa cittadina, si rinnova
l’appuntamento con l’ormai tradizionale manifestazione “Il Paese del
Natale”.
Per le quattro giornate Sant’Agata Feltria viene
pervasa da una atmosfera quasi magica. Il borgo medioevale è colorato di
mille luci, il profumo delle candele e dei dolci natalizi invade le strade e
molti sono gli appuntamenti in calendario per celebrare l’Avvento. Si,
l’Avvento. Non per nulla in questo periodo è stato riproposto lo
straordinario percorso “I piatti dell’Avvento”, basato sulla riscoperta da
parte di nove ristoranti locali di ricette tradizionali e caratteristiche
del periodo.
Nel “Mercatino Natalizio” si possono trovare i
prodotti più tipici: presepi, palline decorate, angioletti, coroncine di
agrifoglio, vischio e candele decorate, senza trascurare la migliore
gastronomia con l’offerta di tartufi, formaggio di fossa, confetture,
insaccati, mieli e dolci. Con grande gioia, ovviamente, per quanti vogliono
acquistare una bella idea regalo.
Il tutto “condito” da percorsi di luci e alberi
di Natale particolari.
Nella Piazza del Mercato è allestita la Casa di
Babbo Natale e degli elfi attorno alla quale si organizzano eventi legati ai
bambini delle scuole. A questa magica casa fanno da cornice due renne in
carne ed ossa, che trainano una bellissima slitta guidata da un vero
lappone! I bimbi vivono il loro momento magico, ansiosi di vedere realizzati
i loro sogni, avvicinandosi stupiti per consegnare le loro letterine al
segretario di Babbo Natale, pronto ad accogliere i loro desideri. All'interno della manifestazione si svolgono
spettacoli legati ad antiche tradizioni, Teatro dei Burattini, Zampognari di Corassai.
La gastronomia diventa la riscoperta dei piatti
caratteristici della tradizione locale. I gustosi piatti, si possono
apprezzare anche nell'accogliente atmosfera della "Mangiatoia", un ampio
stand coperto e riscaldato.
L’atmosfera magica, vi accompagnerà alla scoperta
di uno dei borghi medioevali più belli, che terminerà con la visita della
“Rocca Fregoso” dove all’interno saranno allestite le mostre.
Infolinee: 0541/848022 o
www.santagatainfiera.com |
IL FORMAGGIO DI FOSSA
Il formaggio di Fossa per molti decenni è stato solamente
un prodotto locale, ma il suo particolare gusto lo ha reso un prodotto
ricercato ed interessante tanto che per evitare imitazioni e contraffazioni
ora mai diffuse, si è avvertita la necessità della costituzione di un
Consorzio di Organizzazione - Promozione - Tutela.
Tutto ciò è possibile attraverso l'adozione di marchi collettivi, Doc e Dop
così come previsto dalle normative nazionali e comunitarie.
Le prime notizie certe sul formaggio di fossa risalgono al
XV secolo quando si narra che Alfonso D'Aragona, figlio del re di Napoli,
sconfitto in battaglia dai Francesi, chiese ed ottenne ospitalità presso
Girolamo Riario, signore di Forlì. Nella impossibilità di essere totalmente
mantenute, le truppe Aragonesi attuarono numerose scorrerie nelle campagne
del circondario depredando i contadini di tutto quanto fosse stato
commestibile, tanto che i poveretti furono costretti ad occultare le
provvigioni di ogni genere.
Nel Novembre seguente quando i soldati fecero ritorno a Napoli, i contadini
riportarono alla luce le vettovaglie nascoste nelle fosse naturali e con
stupore osservarono che i formaggi avevano mutato il loro aspetto ed erano
diventati particolarmente appetibili e gustosi.
Più specificatamente nel caso di Sant'Agata Feltria, le fosse furono
costruite nelle case patrizie ed erano destinate alla conservazione dei
cibi, queste ancora intatte si presentano nella forma classica a fiasco o ad
otre con dimensioni medie di cm. 260 nel diametro di base, cm. 270 di
altezza e cm. 65/70 nel diametro dell'imboccatura.
Tutte quante sono state ricavate nelle abitazioni dell'attuale centro
storico del capoluogo, scavando nel masso di roccia arenarica (molassa) che
fungeva quale elemento di difesa naturale delle abitazioni medesime nonchè
del castello.
Il rito di preparazione delle fosse avviene alcuni giorni prima
dell'infossamento, bruciando paglia all'interno della fossa allo scopo di
togliere umidità e di eliminare i germi che potrebbero nuocere ad una
normale fermentazione e procede poi con il rivestimento delle pareti con uno
strato di 10 cm. di paglia sostenuta da una impalcatura di canne poste in
verticale ed interlegate orizzontalmente su cerchi di legno. Sul fondo
vengono sistemate tavole di legno tanto da formare un pavimento elevato di
10 cm. sul quale graverà il contenuto di tutta la fossa e servirà
soprattutto a tenere separato il formaggio dai liquidi prodotti dalla
fermentazione.
A questo punto inizia l'infossamento dei formaggi: questi gia sistemati nel
numero di 8/10 all'interno di sacchetti chiusi di tela di cotone, bianca di
colore, adagiati uno sull'altro, leggermente costipati ad occupare tutto lo
spazio disponibile fino all'imboccatura, dopodiché le fosse ormai colme
vengono chiuse con coperchi di legno e sigillate lungo il perimetro del
coperchio con il gesso.
Nei tre mesi di stagionatura il formaggio subisce delle trasformazioni
strutturali e microbiologiche dovute ad una rifermentazione avvenuta
all'interno della fossa in condizioni di umidità e temperatura ideali,
perché il prodotto acquisti sapore ed aroma attraverso la maturazione
caratterizzata dai processi chimico-enzimatici. Dopo 90/100 giorni le fosse
vengono riaperte e dai sacchi di tela si estrae un prodotto dalle
caratteristiche forme irregolari , privo di crosta, dalla pasta di
consistenza dura o semidura di colore giallo-paglierino.
Questo è il formaggio di fossa dal sapore accentuato leggermente piccante e
dall'inconfondibile aroma. E' necessario tuttavia precisare che allo stato
attuale il prodotto non subisce in loco alcuna manipolazione, in quanto i
commercianti o le stesse aziende produttrici forniscono personalmente e
direttamente il formaggio già confezionato nei sacchetti ed allo stesso
modo, nel momento della riapertura delle fosse il prodotto viene prelevato e
trasportato sugli idonei automezzi direttamente dagli interessati.
Si deduce pertanto che il formaggio non viene mai immagazzinato nei locali
contenenti le fosse, le quali una volta svuotate vengono ripulite
immediatamente della paglia (che nel frattempo ha assorbito i liquidi
fuoriusciti dai sacchi) raccolta dentro normali sacchi per rifiuti domestici
e smaltita attraverso la normale raccolta. |
Fiera Nazionale del tartufo e prodotti
agro-silvo-pastorali
In ottobre nutrita serie di iniziative in onore del
pregiato tubero e dei prodotti eno-gastronomici a Sant'Agata Feltria nel
cuore del Montefeltro.
Nel mese si apre ufficialmente a Sant'Agata Feltria, cuore
del Montefeltro nell'alto pesarese, la Fiera Nazionale del tartufo bianco
pregiato e dei prodotti agro-silvo-pastorali.
La grande rassegna fieristica si tiene nelle quattro domeniche di ottobre e
richiama numerosi estimatori del prelibato e profumatissimo tubero.
Ipnotizzati dal carisma della "trifola", le migliaia di visitatori
troveranno anche quest'anno, accanto al celebre tubero, tutti i prodotti
autunnali che questa generosa terra appenninica offre: funghi, castagne,
miele, erbe officinali, prodotti della pastorizia e della agricoltura e,
inoltre, manufatti dell'artigianato rurale ed artistico.
L'accurata selezione dei prodotti e delle specialità presenti in fiera sono
garanzia di genuinità e freschezza e fanno della manifestazione di Sant'Agata
Feltria, l'appuntamento autunnale più prestigioso del settore in Italia.
Ma la fiera è anche momento d'incontro per gustare le numerose specialità, a
base di tartufo e funghi, tra le più raffinate e squisite della cucina
nazionale ed internazionale.
Le vie, le piazze, gli angoli più caratteristici dell'incantevole borgo
medioevale della cittadina, celebre per la sua maestosa rocca, a pochi passi
dalla Toscana e Romagna e che si fregia del marchio "Città del Tartufo", si
riempiono di odori inebrianti ed esaltanti, vera delizia per i buon gustai.
Per tutta la durata della manifestazione si susseguiranno mostre di alto
valore culturale. Diversificate occasioni di intrattenimento e spettacoli
musicali, itineranti e di animazione per i più piccoli. Ogni fine settimana
degustazioni di vini, con apertura delle cantine storiche e spazi espositivi
dedicati all'enologia.
La prima domenica sarà assegnato il Premio "Cittadinanza onoraria di Sant'Agata
Feltria", ad illustri personaggi del mondo dello spettacolo, cultura o
politica. Spaio anche alla presentazioni di guide e volumi dedicati
all'eno-gastronomia e a piatti e ricette tipiche. Previsti convegni,
incontri, tavole rotonde e dissertazioni gastronomiche. Nei ristoranti e
locande non mancheranno menù e piatti a base del pregiato tubero.
Infolinee: 0541/848022 o
www.santagatainfiera.com
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Il Tartufo nella storia
Il Tartufo rappresenta l'espressione massima autunnale,
regnando incontrastato sulle tavole e provocando la fantasia dei buongustai.
E' noto che fin dall'antichità si facesse uso gastronomico di questo
pregiato fungo, dai Babilonesi agli Egizi che furono i primi a decantarne le
qualità allo stesso Cheope che li preferiva cotti, per finire al greco
Teofrasto, allievo di Aristotele, al quale si fa risalire una curiosa e
famosa cantonata scientifica sulla natura del nobile vegetale: secondo la
sua interpretazione, lo sviluppo del Tartufo sarebbe da attribuire niente
meno che alla combinazione tra pioggia e tuono, introducendo in questo modo
la millenaria nomea sulle sue virtù.
Era presente sulla tavola del celebre Lucullo, uomo di proverbiali stravizi,
ed ai Romani si devono, seppure incidentalmente, i nomi correnti del
Tartufo: terrae tuber, come lo definirono plinio il Vecchio e Petronio, o
truffolae terrae, vale a dire rigonfiamento della terra, sintetizzato in
truffolae, da questo il dialettale trifola e le voci straniere truffe,
francese, e truffle, inglese.
Trascurati per millenni dalla gastronomia, i tartufi entrano in scena con
vigore sul nascere del secondo Millennio. L'epoca grigia del tartufo sembra
ormai lontana, sono lontane le teorie strampalate di Teofrasto e di quanti
sostenevano dicerie sulle sue virtù, e nel nuovo clima che si sta creando
attorno a questo frutto, l'epoca dei Comuni e delle Signorie rappresenta la
rinascita gastronomica che porterà i tartufi bianchi e neri a diventare i
protagonisti delle tavole del Rinascimento.
Aneddoti che coinvolgono personaggi di grido del tempo si susseguono, da
Caterina Dè Medici, cui si attribuisce il merito di aver portato il Tartufo
alla corte di Francia, alla perfida Lucrezia Borgia, che pare se ne servisse
per accrescere il suo fascino. Quanto alle presunte proprietà erotiche del
tubero, qualche risvolto ormonale deve poi averlo il suo forte profumo.
Perché mai le femmine di cinghiale, stando a certi cronisti, avrebbe
interrotto la fuga imbattendosi nella fatale trifola? Di questi aneddoti ne
è colmo anche il campo gastronomico fino all'apoteosi dei Tournedos alla
Rossini.
Paralleli ai progressi gastronomici sono gli sforzi per scardinare il
segreto biologico del Tartufo. Scarsi i risultati: occorre aspettare il 1831
e la Monographia Tuberacearum di Carlo Vittadini perché lo si definisca un
fungo ipogeo. Nell' attesa Molière lo eleva ai disonori della commedia
facendo di Tartufo il suo più celebre eroe negativo, ipocrita e moralmente
sotterraneo ( e l' evidente parentela della parola truffa da truffe la dice
lunga sulle delusioni già allora patite da cercatori e acquirenti). Un
ingiusto destino per il nobile frutto. |
Come arrivare a Santa'Agata Feltria
Autostrada A14 Bologna - Ancona con uscita a Cesena Nord proseguendo poi
sulla SS. E 45 per Sarsina
Autostrada A14 Ancona - Bologna con uscita a Rimini Sud
proseguendo poi sulla SS. 258 Marecchiese per Novafeltria
Superstrada E45 Orte - Ravennna con uscita a Sarsina Nord
Distanze chilometriche: Km 41 da Rimini, Km 38 da
Cesena, Km 50 da Sansepolcro.
Per informazioni:
ufficio comune tel. 0541/929613 - Fax 0541/848591
ufficio Pro Loco 0541/848022
sito internet
www.santagatainfiera.com
e-mail info@santagatainfiera.com
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